Chi può creare e vendere esperienze turistiche?

Il turismo esperienziale è in forte espansione. Ma che cos’è esattamente un’esperienza turistica? Chi può progettare e vendere esperienze di viaggio?

Facciamo una piccola premessa: experience, esperienza (e aggiungerei, autenticità) sono termini purtroppo abusati e talvolta “appiccicati” a caso, inseguendo una tendenza senza averne chiare le caratteristiche. Potremmo quasi parlare di experience washing, come purtroppo spesso accade per il green e la sostenibilità.

La vera esperienza di viaggio ha l’obiettivo di far immergere il turista nella realtà del luogo visitato, facendolo interagire con la comunità locale. Non da spettatore passivo, ma partecipando attivamente, provando dunque attività ed emozioni che sappiano far assorbire il genius loci della destinazione.

Questo rende l’esperienza strettamente connessa al luogo e alle persone, rendendola difficilmente replicabile in altri contesti, ma soprattutto creando valore: per viaggiatori, operatori turistici, territori.

Esperienza NON è sinonimo di attività, o escursione.

Facciamo un paio di esempi, per capire meglio:

  • una generica degustazione è un’attività; una passeggiata in campagna insieme ad un botanico, che illustra le erbe commestibili di quella zona, ne supervisiona la raccolta da parte dei partecipanti, i quali proseguono poi con un laboratorio di cucina e assaggiano quanto preparato insieme, è un’esperienza.
  • una visita ad un’azienda di produzione, è un’escursione; la visita al laboratorio di un maestro vetraio in una località storicamente legata a quel tipo di produzione, in cui l’ospite realizza un manufatto che potrà portare con sé (come questa), è un’esperienza.
vendere esperienze come iniziare

La confusione che aleggia intorno alle esperienze turistiche è dovuta a diversi fattori:

  • si tratta di un fenomeno turistico approfondito in tempi abbastanza recenti, almeno in Italia;
  • la normativa di riferimento per il turismo è complessa, poco conosciuta e differenziata a livello regionale;
  • il termine “esperienze” è molto utilizzato (a volte a sproposito, come abbiamo detto) sia nel marketing che nella comunicazione;
  • la tecnologia agevola la possibile distribuzione, ma spesso sorvola sui meccanismi a monte, quelli della vera e propria progettazione e produzione di esperienze. Per esempio: AirBnB permette a chiunque di vendere esperienze attraverso il suo portale, ma declina ogni responsabilità sulle indicazioni fornite per farlo, rimandando alla normativa vigente, a carico del proponente. Lo stesso accade per Viator, portale esperienze legato a Tripadvisor, e moltissimi altri.

Da dove iniziare allora, per chi desidera giustamente esplorare le possibilità offerte da un mercato in forte crescita, operando correttamente? Vediamolo insieme!

Chi può creare esperienze turistiche?

Alla luce di quanto detto finora, una “semplice attività” può essere proposta da chi la realizza direttamente: la guida someggiata proporrà l’escursione a cavallo; la guida naturalistica/turistica/ambientale venderà escursioni di sua competenza; la cantina può organizzare degustazioni, un NCC effettua servizi di trasporto, ecc… Si tratta in questo caso di un servizio singolo.

Chi lo eroga, aderisce a norme e fiscalità proprie del suo ambito professionale, definite dal proprio codice ATECO (che identifica appunto l’ATtività ECOnomica); deve inoltre premurarsi di rispettare tutte le norme del caso specifico (ad esempio relative all’accoglienza al pubblico presso i suoi locali, alla somministrazione di alimenti e bevande, o altri regolamenti pertinenti all’esperienza offerta).

Un’esperienza che combina più servizi e più operatori, potrebbe costituire un pacchetto. Consiglio la lettura dell’ottimo post di Veronica Scaletta, avvocato ed esperta di turismo (mi ha aiutata anche con la stesura di questo post, grazie!), che chiarisce la definizione di pacchetto turistico e i rispettivi elementi, nonché i servizi turistici collegati.

Gli unici soggetti abilitati all’organizzazione di pacchetti, sono le agenzie di viaggio o i tour operator (anche per i loro specifici obblighi assicurativi).

Non si tratta, come a volte erroneamente si percepisce nel dibattito sull’argomento, di protezionismo o di una limitazione del mercato. La normativa europea sui pacchetti turistici ha infatti l’obiettivo di tutelare in modo specifico e ampio il viaggiatore.

Anche per il diritto italiano, il viaggiatore è un consumatore speciale: il prodotto turistico infatti, a differenza di un qualunque altro prodotto acquistabile (regolato dal codice del consumo), diventa “tangibile” nel momento stesso della fruizione.

Inoltre, è direttamente collegato al tempo libero o di vacanza, così importante da essere obbligatorio anche nella disciplina del lavoro. Necessita quindi di una normativa più articolata (contenuta nel Codice del Turismo).

E’ dunque indispensabile interfacciarsi con agenzie o tour operator per vendere esperienze?

Quando si tratta di più servizi turistici ai fini dello stesso viaggio, offerti a un prezzo forfettario da un organizzatore, dunque di pacchetti turistici, per operare correttamente la risposta è sì.

Anche in caso di servizio singolo, se l’esperienza non viene venduta direttamente dal fornitore (con le cautele citate prima), rivolgersi ad un organizzatore professionale è una buona idea.

Come si fa?

Stringendo accordi per la distribuzione (ne parliamo in dettaglio nei corsi dedicati, in particolare nel modulo tecnico amministrativo).

E’ importante non vedere l’intermediazione come un limite, ma come elemento qualificante per:

  • differenziarsi da potenziali concorrenti
  • raggiungere pubblico che diversamente sarebbe difficile raggiungere
  • stringere relazioni

Inoltre, avere rispetto per la forma, è un elemento di tutela in più verso i destinatari finali, che fa “ben pensare” anche sulla sostanza. L’esperienza migliore, è quella ben strutturata a partire anche dalla progettazione.

Buon lavoro!