Perché ho scelto di essere agente di viaggi freelance

L’agente di viaggi è quella figura professionale che suscita cori di “wow, bellissimo, sogno di diventarlo anch’io” ogni volta che rispondi alla domanda “che lavoro fai?”, ma che non viene quasi mai in mente per prima, quando si pensa a prenotare le vacanze. Non è così? 😉

Internet ha rivoluzionato il modo di viaggiare, di prenotare e, di conseguenza, la professione di agente di viaggi non è certo la stessa di 10 o più anni fa. Nel mio caso però internet non è “il nemico”, anzi, mi ha permesso di evolvere e personalizzare la mia figura professionale, assecondando quella che è stata la mia crescita come persona, diventando agente di viaggi freelance.

Come ho iniziato a lavorare come Agente di viaggi

Sono agente di viaggi (non “faccio”) dal 2006, anche se il “tarlo” per questo mestiere è nato nel 2002 durante uno stage scolastico alle superiori, che mi ha portata dietro il banco di un’agenzia.

Dopo alcuni anni da dipendente, dal 2010 sono diventata titolare, prima dell’agenzia in cui ero impiegata (l’ex capo voleva chiudere per problemi personali e ho accettato di prenderne la gestione), poi della mia, appena ho superato l’esame da Direttore Tecnico.

Lavorare in agenzia viaggi è meraviglioso per tante ragioni: non si smette mai di imparare e formarsi, si è concentrati tutto il giorno su destinazioni spesso meravigliose, crea profonde relazioni con Clienti e fornitori. Ha però un rovescio della medaglia difficile da immaginare, se non lo si vive in prima persona: una burocrazia sfinente, margini di guadagno a volte ridicoli, responsabilità enormi, orari lunghissimi, spesso l’impossibilità di prendersi una pausa.

Non sono state tutte rose e fiori…

In 7 anni in proprio ho avuto momenti di crisi. Quella generale del mercato certo, ma soprattutto mie: per la difficoltà di vedere un ritorno economico proporzionato alla mole di lavoro, il senso di responsabilità verso i famigliari coinvolti, per non accettare che la “cattiveria” contasse più della passione e della professionalità (sto pensando ad abusivi e a personaggi che operano senza scrupoli ma con una gran faccia di melma), perché mi sono ritrovata a fare più lavoro amministrativo che turistico.

Nel 2014/2015, una serie di problemi di salute gravi hanno colpito duro intorno a me, anche fatalmente, tutte persone tra 23 e 34 anni. E’ successo di essere in ospedale e non poter zittire il maledetto cellulare che continuava a suonare. Ho avuto un attacco di panico, come una gabbia nera che ti inchioda all’improvviso senz’aria nei polmoni apparentemente senza motivo. Io il motivo l’ho riconosciuto e ho detto BASTA.

Basta allo spendere la maggior parte di tempo ed energie per lavorare, trascurando affetti, passioni e salute. Altra crisi: “basta, ma come?? Non posso mollare un’attività dall’oggi al domani, non posso (pensavo) spendermi su un mercato del lavoro in crisi, non posso azzardare con due figli…” Vero. Ma meno che mai potevo continuare come prima, perciò ho iniziato a cambiare cosa potevo stando dov’ero.

Cambiamento, anzi, rinnovamento

Ho cominciato a ripulire dall’ansia spirito e cervello alimentandoli con novità senza scopo preciso, per il solo piacere di una boccata d’ossigeno.

Leggendo libri, tra cui Sulla strada giusta” di Francesco Grandis, frequentando corsi online e dal vivo, partecipando a fiere di settori che mi incuriosiscono, lavorando un po’ meno ma meglio. Ho sperimentato eventuali “piani B”, studiato, imparato, scritto, fotografato, cucinato, giocato con i miei bambini, iniziato a dire qualche prezioso no.

Ho scelto di non nascondere più i miei dubbi quasi vergognandomene, ma ho iniziato a condividerli. Con i miei cari, ma anche con colleghi o fornitori che sentivo affini, persino con alcuni Clienti. E il mondo non è crollato.

Anzi, nel giro di relativamente poco tempo, ho ricominciato ad accorgermi delle opportunità, a non farmi influenzare dalla negatività di alcune persone più concentrate a distruggere i sogni altrui che a coltivarne di propri, ho incontrato persone più simili a me. Il cambiamento è arrivato nel mio modo di pensare, poi, conseguentemente, di lavorare.

Ho capito che amo troppo il turismo per imboccare altre strade, che pure ho tentato in parallelo. Ho capito che dopo un decennio di front office al banco, avevo bisogno di una dimensione più distaccata (soprattutto dal telefono) e di selezionare i lavori da svolgere, per ritrovare il mio entusiasmo in quelli a cui mi sarei dedicata.

Ed è così che sono diventata freelance

Ho lasciato il mio ufficio (a cui ero affezionatissima, avendolo progettato nel minimo dettaglio, tinteggiato, arredato, reso mio, spendendo tempo e risorse), per trasferirmi di qualche centinaio di metri in un altro, dove ho ricreato parzialmente lo stesso ambiente, ma in cui io “occupo” la scrivania come consulente per un gruppo turistico grande e consolidato (se ti interessa, puoi leggere qui i dettagli del passaggio). Cedo una parte del mio compenso alla sede centrale, che mi solleva da buona parte delle spese fisse e del lavoro amministrativo. Sono libera di seguire i miei Clienti come ho sempre fatto, anzi, col vantaggio per loro di avere a disposizione strumenti più concorrenziali di quelli di cui può disporre un’agenzia più piccola.

Non sono più sempre in ufficio, dove ricevo su appuntamento, così posso lavorare anche da casa se necessario e gestire gli orari per le diverse mansioni da svolgere. In questo modo, i miei Clienti non aspettano mai in coda in agenzia, e la mia conciliazione lavoro-famiglia beneficia di un’elasticità che mi consente, ad esempio, di non impazzire se i bambini si ammalano.

I progetti su cui lavoro sono scelti uno ad uno: se per un viaggiatore non sono la consulente adatta, lo indirizzo a un collega che so potrà essergli d’aiuto. Se sono oberata, non accetto più lavori di quelli che riesco a svolgere facendoli bene, perché è così che voglio lavorare, per me e per il Cliente che merita un impegno pieno. Sono decisamente più serena, e questo si riflette sia nei rapporti personali che professionali.

Dal 2016 poi, sono anche consulente per marketing e comunicazione per il tour operator Kalimera, di cui ho sempre avuto grandissima stima come fornitore (evidentemente ricambiata, visto che sono stati loro a propormi di collaborare, proprio in una di quelle chiacchierate a cuore aperto di cui scrivevo prima). E’ stata un’ulteriore iniezione di fiducia, che mi fa alzare ogni mattina piena di voglia di fare!

Ecco, questo è il risultato più importante di una scelta non certo facile, ma ponderata e sentita: la serenità e la sensazione di aver trovato la propria dimensione.

Lavorare come autonomi richiede organizzazione, un mazzo tanto, saper prescindere dalle sicurezze economiche e dalle tutele del lavoro dipendente: non va bene per tutti.

Non tutti poi comprendono questo tipo di scelta: per qualcuno te la tiri, per un altro fai la mantenuta, qualcuno non si capisce come mai lavori da casa e non è sempre in ordine, qualcun altro com’è possibile lavorare online se non sei in una metropoli…: non importa, non è necessario che sia chiaro per gli altri, se è limpido nella tua mente.

Se hai letto fino qui, ti ringrazio per aver dedicato tempo a scoprire la mia storia. L’ho raccontata perché un altro punto imprescindibile per me, personale e professionale è: trasparenza! Se vorrai usufruire dei miei servizi, ricambierò certamente l’attenzione 🙂