Giornata mondiale degli Oceani
Oggi è la giornata mondiale degli Oceani.
Mi sento una privilegiata ad aver avuto la fortuna di accarezzarli tutti e tre.
Nell’Atlantico ho surfato le onde di Biarritz, ammirato le maree di Bilbao e di Tenerife, respirato la salsedine sollevata dall’impeto delle onde, a Cabo da Roca, navigando verso il Mare del Nord e contemplando la Penisola del Capo.
Nell’Oceano Indiano ho nuotato, a Zanzibar e in Malesia, incantandomi davanti allo spettacolo della barriera corallina e dei suoi meravigliosi abitanti.
Nel Pacifico ho immerso soltanto i piedi, ridendo come una bambina alla fine di un coast to coast in quasi solitaria, che è stato un pezzo importante della mia crescita come persona.
L’immensità profonda di quell’azzurro, spettacolare persino dallo spazio, a me fa pensare che i confini terrestri siano un limite sciocco, mentre l’abbraccio di quell’elemento fondamentale che è l’acqua arriva ad avvolgerci ovunque.
Mi si stringe lo stomaco a pensare quante schifezze, di plastica e non solo, siamo stati capaci di gettare in mare, stupidamente inconsapevoli che ce le risputerà a riva, o nel piatto.
Tartarughe, pesci, balene, sono legati a noi molto più di quanto pensiamo. Padroni, loro, di un regno che l’essere umano può soltanto ammirare dalle sponde; qualche volta più da vicino, ma sempre dovremmo farlo con molto, molto più rispetto.