Non vincerete mai.

Ci sono momenti in cui il nostro lavoro è estremamente difficile.

Uno tsunami, un vulcano islandese, terremoti, scioperi colossali, ebola o influenze aviarie, suine o che altro, persino il naufragio di una nave, nemmeno tutte queste cose sommate insieme gelano il sangue come succede OGNI volta che si manifesta l’estremismo terrorista.

Non fa differenza alcuna per noi che sia a Parigi, Londra, Oslo, Madrid, Boston, New York, Tunisi, Bangkok, su un aereo russo in Egitto, ma anche in Cirenaica, a Beirut, Baghdad, Damasco, Beslàn. Non è la cornice, né la specifica matrice, che importa. Non è l’immensa mole di preoccupazione e lavoro a vuoto che ogni maledetto attentato comporta.

E’ l’attacco all’umanità, alla civiltà, alle libertà duramente conquistate dai nostri predecessori, alla facoltà di sentirci tutti cittadini di un unico splendido mondo, rimpiccolito dal progresso delle comunicazioni e dei trasporti, e improvvisamente reso caotico e incomprensibile dalla pazzia di pochi che credono di poter condizionare tutti gli altri.

Conseguenze economiche sui mercati ci sono ogni volta, ma non è a questo che va il nostro pensiero.

A noi si spezza il cuore, la gola esplode per la rabbia ricacciata indietro insieme alle lacrime, per il tentativo balordo di smentire ciò che incessantemente cerchiamo di trasmettere tutti i giorni ad ogni viaggiatore: che scoprire il mondo è un privilegio di cui chiunque deve poter beneficiare, che posare lo sguardo su panorami indimenticabili è meglio di qualunque libro o film, che immergersi in culture e tradizioni differenti è una ricchezza che non si può comprare, ma una volta acquisita nemmeno rubare o perdere. Che il mondo non è equo, ma è abbastanza grande per tutti e può offrire a ciascuno il suo posto perfetto, se lo si sa cercare, e non è detto che sia per forza lontano.

L’idiozia umana si manifesta tutta nel fatto che siamo l’unica specie ad avvelenare il proprio cibo, la propria acqua, l’aria che respira, e basta aprire un giornale per vedere cosa siamo capaci di fare tra simili. Ma la colpa NON è di tutti. Non è nemmeno di un gruppo specifico.

A tutti coloro, a voi, che il mondo e gli altri esseri umani li amate davvero, sull’onda dell’emozione diciamo questo: comprendiamo l’apprensione, la commozione, la rabbia, il rifiuto, tutto ciò che noi stessi per primi proviamo, ma reagire si deve e si può. Accanendo la voglia di lottare non contro qualcuno, bensì contro la PAURA.

Non ci toglieranno il coraggio di uscire di casa, di vivere con gioia, di voler scoprire cosa c’è dietro l’orizzonte. Se non riusciranno a fare questo, avremo conquistato il diritto di continuare a definirci liberi, a sognare e costruire un futuro.

Certo ci vuole buon senso, informazione e capacità critica, fiducia in operatori corretti che tutelino la sicurezza e il benessere prima dei propri affari. Ma viaggiare, conoscere, incontrare, capire, sono le armi bianche che abbiamo tutti a disposizione per difendere la dignità di essere umani. Il viaggio verso la libertà e la felicità è il destino di OGNI persona, ed è di sola andata.

Preghiamo per Parigi, ma anche per il nostro coraggio, e andiamo tutti insieme, sempre avanti.